Altra settimana positiva per il
petrolio, che ha chiuso venerdì a 63,55 dollari, con un vantaggio superiore al 3% ai massimi da due settimane. A sostenere i prezzi ha contribuito il calo inatteso delle scorte rilevato dall’EIA di 1,6 milioni di barili contro stime di crescita per 1,9 MBG. Scarso impatto ha avuto quindi il report di
Baker Hughes sui pozzi attivi che ha rilevato un piccolo aumento di 1 unità.
Il
gas naturale ha guadagnato il 2,6% a 2,625 dollari per milione di BTU, dopo che i dati sugli storage hanno evidenziato un calo di 124 BCF superiore alle attese del mercato e al quantitativo rilevato la stessa settimana del 2017. Il calo degli storage ha solo in parte compensato l’
effetto negativo derivante da previsioni meteo che preannunciano temperature più alte del previsto a inizio marzo.
Prezzi in discesa per il
grano, che ha chiuso a 452,25 cent per bushel in ribasso dell’1,2%. Le quotazioni del frumento continuano a risentire dell'offerta abbondante e della forte competizione sull'
export, a dispetto della progressiva ripresa della domanda globale. Un report dell'USDA ha confermato un
calo delle scorte ai minimi da quattro anni, ma anche una caduta delle esportazioni ai livelli più bassi da tre anni a questa parte.
L'
oro ha chiuso l'ottava in rosso, cedendo l’1,85% a 1.328,2 dollari l'oncia e registrando la peggiore performance settimanale in oltre due mesi e mezzo. Il metallo prezioso si è mosso ancora in
controtendenza rispetto al biglietto verde, che ha recuperato terreno dai minimi delle ultime settimane, il livello più basso da oltre tre anni, sull'aspettativa di un aumento dei
tassi da parte della Federal Reserve.
Settimana debole per il
rame, che ha ceduto l’1,1% a 3,2125 dollari la libbra, a causa della forza del dollaro, che ha recuperato terreno dai minimi degli ultimi tre anni. Il mercato ha risentito anche di una
domanda debole in concomitanza con le festività del Capodanno cinese.