Il
petrolio chiude un'altra settimana positiva, con un guadagno dello 0,5% circa a 62,34 dollari al barile. A sostenere il greggio ha contribuito l'ultimo rapporto mensile dell'
Agenzia Internazionale dell'Energia, che ha migliorato le stime di domanda 2018. A frenare la spinta rialzista l'ennesimo aumento delle scorte USA e dei pozzi attivi di
shale oil.
Il
gas naturale ha ceduto invece l'1,6% a 2,688 dollari per milione di BTU. Ancora una volta i dati sugli stoccaggi USA hanno deluso le aspettative, scendendo di 93 BCF, meno dei 99 BCF attesi dagli analisti. I prezzi hanno però resistito a
vendite più consistenti sull'attesa di un abbassamento delle temperature in USA la prossima settimana e della crescita dei
consumi per il riscaldamento che ne conseguirà.
Ottava pessima per il
grano, che ha chiuso venerdì a 467,75 cent per bushel, in ribasso del 4,3% rispetto alla settimana precedente. I prezzi del frumento continuano a risentire della prospettiva di una
guerra commerciale alimentata dai dati annunciati dal Presidente USA
Donald Trump, oltre che della crescita record degli stocks in Russia.
Settimana negativa per l'
oro, che ha chiuso a 1.312,3 dollari l'oncia, in calo dello 0,88% rispetto alla settimana precedente. Il metallo prezioso, di fronte ad un dollaro poco mosso, continua a risentire della prospettiva di una guerra commerciale fra
USA e Cina e dell'attesa per un imminente rialzo dei tassi da parte della
Fed nella prossima riunione di fine marzo.
Settimana all'insegna della debolezza anche per il
rame, che ha ceduto lo 0,7% a 3,0930 dollari la libbra. Anche questo metallo ha risentito dell'attesa per la riunione di
politica monetaria della Fed, in vista delle conseguenze sull'andamento del cambio del dollaro