E' in corso per l’intera giornata di oggi, 11 settembre, il primo sciopero dell’anno scolastico proclamato dall’Anief, dopo che nel corso dell’estate il
Governo è venuto meno alle promesse elettorali, abbandonando al loro destino
150 mila docenti abilitati, relegati nelle graduatorie d’istituto, arrivando a
programmare il licenziamento per 7 mila maestri già immessi in ruolo e cercando di riparare il tutto con un concorso da 12 mila posti, che poco ha di straordinario e mette invece i supplenti l’un contro l’altro.
Ma sono
tanti i motivi dello sciopero nazionale Anief, che parte dalla lotta contro la precarietà per approdare alla lotta contro le regole sulla mobilità scolastica.
"La verità – spiega
Marcello Pacifico,
presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è che uno Stato che si rispetti ha il
dovere di tutelare il diritto al lavoro e il diritto alla famiglia,
conservando dignità e rispetto per i lavoratori. La manifestazione e lo sciopero nazionale di oggi vogliono ottenere la
riapertura di quelle graduatorie permanenti, dove fino al 2012 erano stati inseriti i docenti abilitati all’insegnamento".
"I posti ci sono e i precari già selezionati e formati
sono più di 150 mila: solo inserendoli nelle GaE è possibile garantire la continuità didattica, assorbire fin da subito il precariato con l'assegnazione delle 50 mila cattedre andate deserte negli ultimi anni, tutelare le 10 mila immissioni in ruolo di chi ha superato o supererà l'anno di prova ed evitarne il licenziamento" prosegue il presidente del sindacato Anief intervenuto durante il sit-in in Piazza Montecitorio.
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Le soluzioni prese nella Buona scuola e nel Decreto dignità non hanno risolto la precarietà. La Camera dei Deputati può intervenire già oggi nel
decreto Mille-proroghe approvando l'emendamento salva-precari presentato dal LeU e Fratelli d'Italia dopo un primo sì ottenuto dal Senato".
Il leader dell’Anief ha chiesto, inoltre, che nel contratto e per legge sia prevista finalmente quella
parità di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato previsto dalla giurisprudenza e ribadita dall’UE. Ed anche sulla mobilità scolastica insiste "servono nuove regole per evitare e sanare "deportazioni" ed esili forzati, come è stato fatto con
la Legge 107/15, perché il diritto al lavoro non deve negare quello alla famiglia.