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Il punto sulle commodities 10 ottobre 2017 - [video]

Il mercato delle materie prime analizzato dall'Ufficio Studi di Teleborsa

Il petrolio la scorsa settimana ha invertito rotta e risentito di qualche realizzo, chiudendo venerdì in ribasso di circa il 4,6% a 49,29 dollari al barile. Il greggio, dopo ben cinque settimane positive, sulla scommessa di una progressiva riduzione dell'eccesso di offerta, ha sentito anche l'impatto negativo dell'arrivo di un nuovo uragano denominato Nate nella East Coast degli Stati Uniti.

Il gas naturale parallelamente ha chiuso in calo del 4,8% a 2,863 dollari, a causa delle previsioni meteo che pronosticano temperature miti in gran parte del Nord America. Il clima clemente dovrebbe drasticamente ridurre la domanda di gas, sia per il condizionamento che per il riscaldamento, portando ad un maggior accumulo di scorte.

Il grano ha ceduto anche questa settimana l'1% a 443,50 cent per bushel. A pesare sul prezzo del frumento concorre ancora la competizione internazionale, in particolare l'offerta dal mar nero, dopo che è apparso evidente che la siccità estiva non è stata in grado di rovinare il raccolto.

Settimana fiacca anche per l'oro, che ha perso lo 0,7% a 1.271,6 dollari l'oncia, in attesa di capire come si muoverà la politica monetaria della Fed. Venerdì è stato pubblicato il Job report che ha indicato un crollo degli occupati USA a causa dell'impatto degli uragani, facendo deprezzare il biglietto verde. Il mercato però scommette ancora in un inasprimento della politica monetaria dato che l'effetto è solo temporaneo sul mercato del lavoro USA.

Il rame ha chiuso una settimana molto positiva, con un guadagno del 2,5% a 3,03 dollari la libbra, tornando a rafforzarsi dopo uno stop temporaneo. A sostenere il prezzo hanno concorso la robusta domanda mondiale e le prospettive positive di aumento dei consumi, ma anche la notizia del terremoto in Cile, che potrebbe avere ripercussioni negative sull'offerta.
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